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I NORMANNI DA DOVE VENIVANO E CHI ERANO

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2007 12:44
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Re dei Normanni
27/05/2007 10:16
 
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Un fattore geografico determinò il ruolo che ciascuno dei tre paesi scandinavi ebbe nelle incursioni vichinghe. Tutta la penisola scandinava è attraversata nel mezzo da una estesa catena di montagne, il Koelen, che forma la spina dorsale del paese. Questa categoria nel complesso è un aspro e arido deserto e dal punto di vista della disposizione geografica divide il paese in una parte rivolta a est e una rivolta a ovest. La parte della Norvegia era rivolta verso occidente, verso il grande Oceano e le sue numerose isole. Furono dunque soprattutto i Norvegesi che presero la guida delle rischiose spedizioni sul vasto e burrascoso Atlantico settentrionale, senza sapere che cosa ci potesse essere al di là . Si può dire che la sfera degli interessi della Norvegia si divideva in due. La parte meridionale, la prima a essere esplorata, comprendeva le isole a nord della Scozia, che all’inizio dell’epoca dei Vichinghi furono occupate da Norvegesi, i quali a poco a poco di qui passarono alle coste scozzesi, all’Irlanda, all’isola di Man e a quasi tutta la costa del Mare d’Irlanda, che a quel tempo avrebbe ben potuto chiamarsi, così va scrivendo J. Broendsted, Mar di Norvegia.Partendo da queste basi, essi penetrarono all’interno dell’Inghilterra, venendo talvolta a contatto con i Danesi e arrivando anche nella Francia settentrionale e meridionale e persino al Mediterraneo. Anche la Francia fu una delle regioni che Norvegesi e Danesi occuparono insieme.La seconda direzione in cui si svilupparono gl’interessi norvegesi, fu verso nord, verso le Faroer, l’Islanda e la Groenlandia , e l’iniziativa di queste imprese venne da re Aroldo Bellachioma, il quale alla fine del IX secolo costrinse molti nobili e liberi contadini norvegesi a emigrare. Le spedizioni successive furono solo più coraggiosi tentativi fatti in speciali circostanze, di colonizzare territori remoti e isolati.Per quanto riguarda la Svezia, che guarda a est, essa concentrò la sua pressione mercantile sulla Russia e ancora più a sud fino a Bisanzio e all’Arabia.I Danesi, invece, privilegiarono un’espansione verso sud-ovest, lungo le coste della Frisia e della Franconia.
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"Aspetta ! Gli uomini su quella barca chi sono ?!"

"Normanni ! Venitemi tutti dietro e fate silenzio !"

"Perchè ? Sono pericolosi ?"

"Dipende ! Forse ci lasceranno stare, o forse ci ammazzeranno tutti !"

Il 13° Guerriero

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30/05/2007 23:35
 
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(tratto da wikipedia)

quest'immaggine mostra benissimo i territori sotto dominazione normanna


anche questo è interessante:

I Normanni in Irlanda
I Normanni ebbero un effetto profondo sulla cultura, la storia e la composizione etnica (e anche sulla lingua) dell'Irlanda, con una fusione e una mescolanza molto rapida. I Normanni si insediarono soprattutto nella parte orientale dell'isola verde, poi conosciuta come Pale, dove costruirono molti castelli e insediamenti, come quelli di Trim e di Dublino.
[Modificato da YesugeiKhan 30/05/2007 23:36]
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L'Impavido
04/09/2007 00:26
 
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per informazioni accurate guardate questo

storiaonline.org/normanni/resources.htm
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25/09/2007 20:26
 
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I NORMANNI

Nel Medioevo col nome di Normanni si era solito indicare tutte quelle popolazioni di stirpe germanica abitanti la Danimarca, la Norvegia e la Svezia. Una conoscenza, sebbene molto vaga ed incerta, di queste popolazioni ce la offrono Pitea di Marsiglia del III sec. a.C., Tacito e Plinio il Vecchio alludendo agli «Iperborei», agli «Ingevones» e alle «Hillevionum gentes».

Molti storici, addirittura, li identificano coi famosi Cimbri e Teutoni che, nella loro prima invasione nel Sud Europa, furono sbaragliati da Mario ad Aquae Sextiae e ai Campi Raudii (102¬-101 a.C.); ma se non eccessiva attendibilità hanno queste notizie, storicamente affermate sono invece le scorrerie di questi nordici che, a titolo di gloria, si davano il nome di Vichinghi.

Spinti da gran sete di lucro, di terre coltivabili e spirito di avventura, agli inizi dell'VIII sec., questi incominciarono a sciamare in tutti i mari del mondo a bordo dei loro caratteristici «drakkars» (draghi) capaci e resistenti a qualsiasi tempesta.

Provenienti dai fiordi della Norvegia, dai «gord» (fattorie) della Svezia, dalle coste danesi e baltiche, i Normanni erano di statura alta con capigliatura bionda cadente sulle spalle. Vestivano rozzi indumenti di lana o di pelle e maglie di ferro e proteggevano il capo con un elmo a calotta, che per i principi e condottieri era ornato di due corna o di due ali. Anziché in città, preferivano vivere in campagna, in villaggi aperti formati di case isolate tra loro.

Ancora persisteva nel loro mondo la suprema autorità politica delle assemblee popolari, scomparse quasi del tutto presso tutti gli altri popoli barbarici dell'Occidente. Le assemblee, che essi chiamavano «thing» , erano quelle caratteristiche adunanze tenute di notte, nel buio delle foreste, nelle quali si approvava scuotendo rumorosamente le lance o si disapprovava con prolungati mormorii.

I Normanni onoravano immensamente la propria donna e la consideravano compagna inseparabile di ogni lotta e di ogni impresa. I doni nuziali erano perciò un cavallo da guerra, una lancia e uno scudo che ella doveva obbligatoriamente consegnare ai propri figli e alle nuore.

A differenza dei Romani, che preferivano stabilizzarsi nelle loro conquiste, i Normanni non si prefissero, in genere mai specifiche mete politiche.

Amavano le scorrerie, i rischi e le guerriglie, confortati dalla loro religione che prometteva ai guerrieri caduti in battaglia l'amore delle Walchirie e le gioie eterne del Walhalla.

Un normanno era reputato molto poco se non avesse conosciuto altro paese diverso dal proprio. Anche da ciò il folle desiderio di intraprendenti viaggi verso l'ignoto, verso l'orizzonte misterioso.

Le difficoltà incontrate nelle loro avventurose evasioni dovute spesso anche a rancori, a rappresaglie o addirittura a vere e proprie fughe per evitare la giustizia , gli amori e le passioni lasciati in patria e non dimenticati, propiziarono gli spunti per le leggende e per le saghe .
Famose sono le leggi che si incontrano nella letteratura nordica: leggi alle quali si ubbidiva ciecamente, senza costrizioni, per naturale disposizione dell'animo.

Le leggi dell'Uppland cominciavano così:

«La legge sia fatta rispettare dai ricchi e dai poveri e faccia differenza tra il giusto e l'ingiusto; sia fatta per dar pace a chi la cerca e incutere paura ai malvagi; essa sia onore per i giusti e timore per gli ingiusti».

Seguivano poi vari ordinamenti in uso.

La legge vietava di chiudere l'uscio di casa durante la notte o di portare gli attrezzi agricoli all'interno delle fattorie. Da questo derivò il proverbiale rispetto per l'altrui proprietà, apprezzato, peraltro, da tutti i popoli dell'antichità. Era logico che tale rispetto non era contemplato negli altri Stati dove appunto era ammessa la rapina a scopo di preda di guerra.

La legge, inoltre, puniva i delitti con ammende o con la morte secondo i casi. Era passibile di morte chi uccideva il nemico durante il sonno, durante il desinare o quando questi era comunque impossibilitato a difendersi.

Meritava la morte, ancora, colui che uccideva una donna o legava il suo nemico ad un albero perché fosse preda delle belve.

Gli autori di tali crimini erano dichiarati «fredlos», cioè potevano essere in ogni modo uccisi da chiunque fosse a conoscenza del decreto del thing. Era fredlos anche colui che calunniava i suoi compagni. In pratica si voleva punire più la viltà che il delitto stesso.

L'impiccagione era la pena specifica per i ladri, mentre la messa al bando colpiva coloro che si rifiutavano di accettare le decisioni del thing locale, il quale trasmetteva al landping i casi in questione.

La vittima quindi era bandita dalla comunità, privata dei diritti civili, schivata da tutti, isolata.

La morte o l'esilio volontario, erano i soli due modi per sottrarsi a questa pena. Solitamente le liti personali venivano risolte con un duello (holmgango), combattuto secondo complesse regole tradizionali, oppure con la prova del fuoco (jarnburdr).

In questo modo la risoluzione dei casi decisamente difficili era affidata al giudizio degli dei.

Mentre le leggi romane si fondavano sul diritto obbiettivo, quelle vichinghe facevano capo ad una arcana forza mistica che operava nella preparazione e nell'obbedienza delle stesse e che si identificava nell'elevato senso del dovere caratteristico di questi nordici.

Le leggi dell'Uppland proseguivano dunque così:

«Questa è la legge, tu lo sai; se vuoi essere dei nostri rispettala e non ti rammaricare».

«Il vichingo dorma sullo scudo e con la spada in pugno; abbia per tenda il cielo azzurro».

«Vietato è erigere tende a bordo e dormire dentro case; dietro ogni uscio può esserci un nemico».

«Se la tempesta ti coglie non ammainare le vele; quando il vento è forte ci si può più facilmente divertire».

«Ubriacarsi è concesso una volta ogni tanto, ma soltanto a terra, perché se si cade sul sodo ci si può rialzare, ma se si cade in mare si precipita da Ran».

«Sui draghi non ci siano donne: anche la più fedele tra esse, a bordo, diventa un essere infido».

«Il dado sia il mezzo di distribuzione delle preda; è d'obbligo comportarsi come esso cade. Il re del mare è disposto a prendere per sé soltanto l'onore».

«Nessuno dovrà curare le sue ferite prima che sia trascorso un giorno dal momento in cui si è rimasti feriti; al vichingo è permesso ritirarsi solo se ha di fronte più di undici nemici».

«Questa è la legge, tu lo sai; se vuoi essere dei nostri rispettala e non ti rammaricare».

Non meno famosi delle leggi sono gli aforismi, gli ammonimenti e i consigli a volte cinici a volte concreti, ora ironici o sarcastici, ora quanto mai seri e cordiali che si riscontrano nel poema «HAVAMAL», cioè «Le sentenze,del Sublime».

Essi caratterizzavano il comportamento, il modo d'agire e di pensare nella vita di tutti i giorni dei Vichinghi di Norvegia e d'Islanda. In altre parole esprimevano la loro saggezza e la loro esperienza.

Eccone alcuni esempi:

«Un ospite non deve approfittare della buona accoglienza; anche un amico diventa odioso se si ferma troppo a lungo presso chi l'accoglie».

«Si deve essere amici dei propri amici e degli amici degli amici; ma con l'amico del proprio nemico nessuno dovrebbe essere amico».

«Il vile crede di vivere in eterno evitando i nemici; ma alla vecchiaia nessuno sfugge anche se sopravvive alle armi».

«Sia per le strade che nei campi, un uomo non dovrebbe mai allontanarsi dalle proprie armi perché non sa mai quando ne potrà aver bisogno».

«Ero giovane, tempo fa; camminavo solo e smarrii la strada, ma trovai la ricchezza in un compagno. Nell'uomo è la gioia dell'uomo».

«Non bisogna mai essere troppo saggi. L'uomo la cui mente è libera da preoccupazioni non conosce in anticipo il proprio destino».

«Se desideri qualche favore da un uomo di cui non ti fidi, parlagli comunque lealmente; ma non dimenticare che è falso e se mente ripagalo col tradimento».

«Un uomo zoppo può andare a cavallo; un uomo senza mani può fare il pastore; un uomo sordo può uccidere. E' meglio essere ciechi che essere bruciati sulla pira funebre: un uomo morto non serve a nessuno».

«Gli animali muoiono, gli uomini muoiono, io stesso morrò; ma c'è una cosa che non morirà mai: la fama che lasciamo dietro a noi quando moriamo».

«Non fidarti delle parole delle donne, siano esse nubili o sposate, perché i loro cuori sono incostanti per natura».

«Non confidare mai le tue preoccupazioni ad un uomo cattivo; egli non ricompenserà mai con il bene la tua sincerità».

«Nessuno è tanto buono, da essere libero da ogni male, né tanto cattivo da non valere proprio niente».

«Non litigare con gli idioti. L'uomo saggio spesso si asterrà dal venire alle mani, mentre l'idiota verrà alle mani senza causa o motivo».

«Non rompere l'alleanza con un amico; il tuo cuore soffrirà se perderai l'amico in cui puoi confidare».

Il capo era considerato un altro sé stesso! non aveva, in effetti, poteri. Era, invece, un semplice esecutore della legge: il loro orgoglio e il loro alto spirito d'indipendenza non avrebbero sopportato un tiranno.

Spiccatissima era nei Vichinghi la fede alla parola data e quindi alla legge. Ed era questo sentimento che li rendeva una massa unica e compatta.

Essi non lasciavano mai i caduti in battaglia nelle mani nemiche e usavano seppellire i loro morti sotto colline artificiali in vetta alle quali piantavano cippi sepolcrali incisi di rune .

I vichinghi più famosi venivano molto spesso inumati sui loro cavalli riccamente bardati, assieme ai propri cani e alle cose più care che avevano avuto in vita.

Altri, addirittura, venivano seppelliti coi loro draghi a bordo dei quali, a prua precisamente, erano posti enormi pezzi di bue e interi maiali arrostiti, barili di «mjod» , pentole di «grot» e vari altri cibi necessari per il lungo viaggio verso il Walhalla.

I Vichinghi inguaribilmente malati, e pertanto inutili alla comunità, si lanciavano dall'alto di una rupe uccidendosi; i vecchi, invece, constatato anch'essi l'inutilità della propria vita e per affrettare l'ascesa al loro paradiso, si incidevano con la spada le rune sul petto e sulle braccia lasciandosi morire dissanguati.

Questo sacrificio volontario era noto come «l'aquila di sangue».

I Vichinghi adoravano le forze della natura e credevano nell'immortalità dell'anima.

Il loro centro politico e religioso era Upsala, celebre per il suo tempio maestoso «totum ex auro paratum», secondo le testimonianze dell'antico cronista Adamo di Brema .

Oggi parlare dei Normanni s'intende abitualmente riferirsi a quelli che si stabilirono nella Francia settentrionale da dove acquisiti nuovi costumi, un nuovo linguaggio, una nuova fede, una coscienza di popolo non più barbaro, un nuovo sistema sociale, che fecero propri con facilità estrema e congenita mossero alla conquista della Gran Bretagna, dell'Italia Meridionale e della Sicilia.

Nelle terre conquistate, purtroppo, questi non portarono mai un contributo propriamente originale, ma si limitarono soltanto a sviluppare, ad ampliare e a migliorare quanto avevano appreso dagli altri popoli.

Di fatto fecero proprie le nascenti dottrine feudali francesi e le formarono in un sistema armonico, che Guglielmo «il Conquistatore» trapiantò poi in Inghilterra dopo la battaglia di Hastings (14.X.1066).

Dall'Italia settentrionale appresero uno stile architettonico che, opportunamente variato, assunse una forma d'arte più marcata e vivente.

Questo spiega perché oggi i Normanni costituiscono non altro che una memoria storica.

D'altro canto, però, non si può disconoscere l'indole forte e scatenata, la forza, l'eroismo guerriero e l'incessante spirito d'iniziativa di questi audaci avventurieri (in questo non sicuramente diversi dai loro antenati vichinghi).

Tenaci e decisi, i nuovi Normanni si trovarono sempre dovunque ci fosse stato bisogno di un pugno di uomini forti.

Generalmente sdegnosi dell'eredità paterna, tentavano di conquistarne essi stessi una più grande.

Ciò motiva la calata nel nostro Sud degli Altavilla nel 1035 e dei Drengot, vent'anni prima, che trovarono allora il valido pretesto nell'accorato appello di Melo di Bari nella sua perpetua lotta antibizantina.

Non si può disconoscere, altresì, la loro astuzia, la loro abilità nella lusinga, la loro versatilità nell'eloquenza e la loro grande diplomazia.

Testo estratto da una conferenza data a Rouen il 4 febbraio 1955, dall'accademico normanno André Siegfried.

La psicologia del Normanno è un insieme di caratteristiche combinate che formano una totalità interamente originale.

Il Normanno sembra essere soprattutto un realistico che ha propensione ad interessi di tipo materiale. Ma allo stesso tempo, e non è contraddittorio, è un uomo (o una donna) che ha orrore delle astrazioni e che ha un senso straordinario delle sfumature.

Questo lo porta a possedere un liberalismo terreno, nel senso che non è mai un fanatico e che odia dottrine e fanatismi. Questo lo porta anche per fedeltà all'esperienza e per pratica ad essere un uomo che ha il senso della durata, che gradisce il valore del tempo.

Una delle sue qualità più piacevoli è di essere fedele. E quindi, è la contraddizione più stupefacente, è un uomo individualista un po' geloso che è notevolmente egualitario e che, tuttavia, ha il rispetto delle gerarchie stabilite. Ecco cos’è un Normanno. Ora, riprendiamo questi vari punti.

REALISMO E SENSO DELLA CONSERVAZIONE.
Parliamo inizialmente del realismo e dell'interesse materiale. Il Normanno ha il rispetto di ciò che dura e soprattutto di ciò che ha provato la sua capacità di essere e durare.

Per essere rispettato dal Normanno, occorre mostrare che si è capace di continuare. Quindi il Normanno rispetta la gente e le cose soltanto al termine di un certo tempo. Questo lo porta ad essere naturalmente conservatore, benché abbia, e questo è molto importante, il gusto del rischio e dell'avventura; ma non è mai reazionario.

Il Normanno non è né reazionario, né rivoluzionario. È come un inglese. Sa che ci sono un certo numero di cose che meritano di essere conservate e può essere conservatore soltanto perché egli stesso ha qualcosa a conservare. Di conseguenza, questo conservativismo è un specie di regolamento. Il Normanno sa che la natura anche è conservatrice.

ORRORE DELLE ASTRAZIONI ED UN SENSO PER LE SFUMATURE.
Il Normanno non gradisce le dottrine. Oh! è capace di avere dottrine! È un giurista eccellente. Ragiona molto bene. Ma non gradisce dottrine o più esattamente non gradisce le discussioni inconcludenti. Il parlare capzioso del politico francese non lo soddisfa.

C'è una certa lingua del Normanno, un certo modo di parlare che esclude il parlare sterile. Si gradiscono i fatti più dei principi.

I Normanni hanno principi, naturalmente, ma non credo che gradiscano i principi.

Penso che ragionino in funzione dell'evento, come gli inglesi, e che gradiscono adattarsi alle circostanze. Così arrivano ad una qualità completamente notevole, che possiedono tutti (e quando non la possiedono, non sono Normanni): hanno il senso della relatività, il senso della sfumatura. Sono opportunisti per questa ragione: sanno molto bene che la verità non è mai interamente dello stesso lato.

Credo che sia Rochefoucauld che ha detto che i litigi si sistemerebbero più facilmente se i torti fossero tutti da una stessa parte.

Il Normanno sa molto bene che nessuno non ha ragione e che ci sono torti da tutti i lati. Di conseguenza, non può ragionevolmente essere fanatico nei confronti di qualcuno perché si rende conto, che dopo tutto, il suo avversario potrebbe avere ragione.

Osserviamo anche questa conquista della civilizzazione normanna che si è espressa nel modo in cui il Normanno si comporta riguardo alle cose.

Non è osservando la formula famosa, leggendaria probabilmente, ma quanto vera: "per un anno dove ci sono mele, non ci sono mele; per un anno dove non ci sono mele, ci sono le mele ". E’ un proverbio che non c’è soltanto in Normandia.

Ma soprattutto quando il Normanno vi dice "puo essere bene che si, può essere che no", è vero! è tutta la filosofia, è tutta la saggezza, è tutto Montaigne. E tuttavia Montaigne non era normanno: avrebbe meritato di esserlo.

LIBERISMO E SENSO DELL’INDIPENDENZA.
Il Normanno è principalmente liberale perché ha il senso dell'indipendenza. Quando si ha il senso dell'indipendenza, si rispetta quella degli altri contemporaneamente non ci vuole lasciarsi dominare con gli altri. Si unisce a questa sensazione di liberalismo l'amore dell'ordine ed il odio del disordine, il gusto dell'autorità ma non quello della tirannia, di nessuna tirannia.

FEDELTA’ E SENSO DELLA DURATA.
Dal liberalismo e dall’istinto di conservazione si arriva, molto naturalmente, alla caratteristica della durata e della fedeltà. Il Normanno non gradisce cambiare. Gradisce abituarsi alle figure ed una volta che vi ha pervenuto, gli dispiace di dovere fare nuove conoscenze. Il Normanno non abbandona le sue amicizie. Gradisce conservare i suoi soci. La sua fedeltà è una forma sentimentale del suo conservatorismo ed il conservatorismo, che in Francia si considera spesso come un difetto, diventa qui una delle qualità più seducenti di tutta la razza. Osservate che tutto ciò coincide con la sensazione egualitaria che traduce nei fatti l'orrore che il Normanno ha di essere dipendente. Perché gradisce l'uguaglianza, resiste istintivamente a che vuole imporsi, ma rispetta le autorità stabilite... "


[Modificato da SIR HEINZ 27/09/2007 12:44]
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